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METAL WORLD REWIEW

 

 

DARE - BELIEF (Legend Records)

 

Se vi dicessi che per il sottoscritto "Belief" era il disco più atteso dell’anno e che ogni speranza è stata esaudita, potrei chiudere in due righe questa recensione e tornare ad ascoltarmelo in santa pace. Qualche spiegazione è però doverosa, specie per chi non ha la fortuna di conoscere i Dare, o meglio Darren Wharton, partito giovanissimo come tastierista dei Thin Lizzy, e fondatore poi di questi Dare, della cui formazione originale è l’unico superstite - il chitarrista Vinny Burns è ora nei Ten. Passati alla storia come gli autori di uno dei più bei dischi AOR di tutti i tempi - il fondamentale "Out of the silence" - e poi, dopo "Blood from stone", spariti per più di 5 anni, i Dare sono tornati nel 1997 con lo splendido "Calm before the storm", un album che ampliava gli umori folk già presenti in "Out…", per giungere ad un suono sempre melodico, ma più riflessivo e atmosferico, meno immediato e travolgente, forse più adulto. "Belief", atteso da più di un anno, riparte da dove "Calm" si era fermato, con un rock (perché di metal non c’è traccia) di lusso, intimista, interpretato alla grande da Darren, una delle voci più emozionanti che abbia sentito - e i molti bootleg live confermano le sue doti anche dal vivo. Rispetto a "Calm" l’atmosfera generale è forse meno drammatica, stemperata da episodi più convenzionali ma egualmente intensi come "Falling", "Dreams on fire", "Where will you run to", cui fanno da contraltare le commoventi "Belief" - per chi scrive è la canzone dell’anno, l’assolo centrale mi strappa il cuore ad ogni ascolto - o "We were friends", in cui si può leggere un sentito ricordo di Darren per il suo mentore Phil Lynott. Le strutture epiche delle canzoni di Darren trovano sfogo naturale negli strumenti folk della sua terra, il Galles, e così accanto alle chitarre sono presenti in quasi tutti i brani cornamuse, flauti e violini, ad arricchire un sound realmente magico, capace di trasportare l’ascoltatore nelle brumose e malinconiche lande gallesi. Ora scusatemi, mi immergo nuovamente nei boschi…(Enrico DellaRovere)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                           

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