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GODS
OF METAL 2004 REPORT
BOLOGNA Arena
Parco Nord
Il GoM 2004
presentava una scaletta quantomai interessante per i fanatici
delle vecchie (ma mai superate!)
sonorità hard/metal. Spostato il luogo da Milano
alla più accogliente Bologna, la 2 giorni si è svolta all'insegna
del tempo più impietoso,
ma - a parte qualche piccolo problema organizzativo - non
si può che fare un plauso alla Live, più volte criticata in passato,
per avere gestito
positivamente la situazione venutasi a creare sabato pomeriggio.
La nuova locazione - l'Arena Parco Nord di Bologna - è sembrata
essere un buon luogo per simili
manifestazioni (non a caso ha ospitato il Monsters
of Rock) anche se, per l'anno prossimo, se il luogo resterà lo
stesso, si spera in qualche spazio
d'ombra in più. L'importante è evitare il soffocante
Mazda Palace di Milano, e chi era sotto il palco con gli Whitesnake
nel 2003 sa di cosa si parla...
Sabato 5 giugno:
Ho purtroppo
perso le esibizioni dei primi gruppi, tra cui Into Eternity e
Dark Lunacy, sui quali pertanto non
posso dare giudizi. Persi purtroppo causa
orari anche i nostrani Domine, autori - si dice - della solita prova
di qualità, gestita con classe
dall'eroico Morby alla voce, a mio giudizio uno
dei migliori cantanti metal europei (quanti sanno riproporsi dal vivo
con la sua stessa intensità ?). Sono
riuscito a vedere i tedeschi Rage, sotto
il sole impietoso. Il trio guidato da Peavey Wagner ha avuto il tempo
di suonare soltanto 5 canzoni, tra
cui il classico 'Don't Fear the Winter", ma
la prova è risultata sicuramente di buon livello. Peccato per
l'assenza di qualsiasi
brano dall'album 'XIII' che considero tuttora il loro apice, ma
chiaramente con una scaletta ridotta
all'osso non vi era tempo di coprire l'intera
carriera di un gruppo nato negli anni '80. Da risentire in altra
occasione, ma meritano gli applausi
con cui il pubblico li ha salutati.
Dopo i Rage è toccato agli inglesi
Anathema salire sul palco. Sinceramente non
sono un amante delle sonorità oscure e decadenti del gruppo goth
inglese, che - nonostante la scarsa
attinenza con la scaletta del festival -ha riscosso un discreto
successo tra le prime file, popolate di fan giunti in
alcuni casi apposta per loro. Tuttavia la maggiornza è rimasta
piuttosto fredda davanti
alla band inglese.
Molto più interessante la prova degli americani
Symphony X, uno dei pochi gruppi
davvero personali e destinati a superare la prova del tempo tra le
band power/prog metal sorte negli
anni '90. Il quintetto guidato dal corpulento
Russell Allen alla voce ha sfoderato una grande scaletta,incentrata
non solo - come invece avrei pensato - sui brani più potenti ed
aggressivi, ma concedendosi diverse
digressioni strumentali e dando sfoggia di
tecnica e feeling nella splendida 'Communion and the Oracle'.
Nettamente il miglior
gruppo del primo giorno assieme ai Judas Priest! Deludente
invece la prova degli americani Nevermore, azzoppati da un suono
impastato che ha tolto qualsiasi
interesse alle composizioni claustrofobiche ed
oppressive dei dischi più recenti, nonostante la teatralità del
singer Warrel Dane abbia
comunque catturato l'attenzione di buona parte del pubblico.
E
dopo il concerto dei Nevermore, intorno alle 18, gli Dei (ma non
quelli del Metal...) si
sono scatenati: quasi un'ora di pioggia e grandine ha investito
l'Arena Parco Nord, danneggiando gli strumenti degli UFO - che non
hanno suonato, un vero peccato data
l'energica prova di Milano in marzo - e riducendo
l'area antistante il palco ad un vero acquitrino, situazione che
ha costretto buona parte del pubblico
ad una ritirata per alcuni temporanea, per
altri definitiva. Nonostante il taglio degli UFO e degli Stratovarius
-quest'ultimi recuperati il giorno seguente dato l'elevato numero di
fan del gruppo finlandese
presenti, soprattutto tra le "giovani leve" - lo show è
continuato: sono ormai le 21 passate
quando l'Occhio Elettrico ha fatto la sua
comparsa dietro il palco, per la gioia di giovani e non più giovani
accorsi da tutta Italia per la
reunion dei Judas Priest con Rob Halford, un Halford
che in realtà ha mostrato la propria età sui brani più tirati come
Painkiller', ma che non ha perso un
briciolo del carisma degli anni migliori,
tra pose da androide anni '50 e proclami battaglieri direttamente
dagli anni '80 ("Saturday night
and the Priest is back in town..." la stessa frase
di 'Priest Live'!!!). Quadrata e compatta la prova del resto del
gruppo, anche se l'acquazzone ha
sicuramente ridotto la potenza dell'impianto;
ottimi i suoni, infatti i Priest sembrano aver definitivamente
abbandonato certe sonorità moderniste decisamente fuori luogo
sfoderate con il precedente singer Ripper Owens. Gli anni passano ma i
Priest - nonostante l'età -
rimangono sempre i Metal Gods! Inutile citare i singoli
brani della scaletta, tutti classici...compresa l'entrata sull'Harley
di 'Hell Bent For Leather'.
Domenica 6
giugno:
Il recupero
degli Stratovarius, seppur gradito da buona parte del pubblico
più giovane, ha inevitabilmente
causato qualche problema di scaletta alla giornata
di domenica. Purtroppo anticipi e tagli mi hanno impedito di
assistere allo show dei thrasher
tedeschi Sodom (il cui leader Tom Angelripper
era tra le prime file del pubblico durante il concerto dei Motorhead)
e dei rockers Quireboys (i quali, a quanto si dice, saranno in
Italia per alcune date in settembre).
Il primo concerto intero della domenica
per il sottoscritto è stato proprio quello degli Stratovarius, un
gruppo che sta oltrepassando un
momento decisamente non facile (e dal quale probabilmente
non uscirà). Considerate le premesse ed il fatto che lo show
di Bologna si è svolto con la
vecchia line up soltanto per obblighi contrattuali,
mi aspettavo un concerto scarso, tuttavia il gruppo finlandese
ha saputo ovviare alla mancanza di
comunicazione tra i membri - esemplare il fatto
che il chitarrista Timo Tolkki non si sia mai voltato verso gli altri
membri - con la tecnica, la voce di
Timo Kotipelto e sopratutto sfoderando un
repertorio in larga parte proveniente dai dischi migliori come 'Episode'
o 'Visions'. Buon concerto, che ha
riscosso parecchi consensi, rimane il rimpianto
per un buon gruppo che con gli anni si è perso per strada...Dopo
i suoni raffinati e neoclassici degli Stratovarius è toccato ai
selvaggi WASP di Blackie Lawless
scaldare il pubblico, già accaldato dall'impietoso
sole estivo che, pur non asciugando le paludi dell'Arena Parco
Nord, ha causato un paio di malori tra il pubblico, molto più
numeroso rispetto al
sabato, forse per la scaletta più interessante. Parlando di
scalette, davvero ottima quella
sfoderata dagli WASP, che non perdono tempo con
i brani più recenti - e, mi sia concesso, più fiacchi - e si
lanciano subito
all'assalto con i classici 'On Your Knees', 'Inside the Electric
Circus', 'Wild Child' e via dicendo.
Blackie è ancora un trascinatore di folle,
nonostante i molti chili in più, e l'entusiasmo e gli applausi con
cui il pubblico ha salutato il
pubblico ne è chiara testimonianza.
E
venne il momento dei Twisted Sister...non cito i singoli brani, sia
sufficiente dire che il quintetto
americano - in formazione originale, con tanto
di trucco e parrucche - è stato l'unico, in due giorni di festival, a
riuscire a far cantare l'intera
platea, compresi i molti seduti sul prato. E ora
quando torneranno in Italia ? Speriamo presto, perchè se c'è stato
un gruppo capace di
mostrare che la vecchia guardia el metal rimane la migliore,
questi sono stati i Twisted Sister. Standing ovation!
Buona
al solito la prova degli scatenati Motorhead, con i quali si è accesa
un'autentica battaglia all'arma
bianca sotto il palco, con tanto di uscita di
Lemmy: "Motherfuckers, non lanciatemi bottiglie, se le voglio me
le compro!"...il rock
ed il metal continueranno a vivere finchè ci saranno Figure
come Lemmy.
Era ormai sera quando hanno fatto la loro comparsa i
Testament, guidati come sempre
dal gigantesco Chuck Billy alla voce, reduce da una grave malattia. E
quello che durante il primo giorno ha
azzoppato i Nevermore, ovverosia i suoni,
è stato uno dei punti di forza dei Testament, autori di una prova
assassina, con le chitarre simili a
rasoi che macinavano riff su riff usciti direttamente
dalla Bay Area, una base ritmica solidissima - Steve DiGiorgio
al basso - e un Billy motivato e
coinvolgente, pronto a incitare il pubblico a
raggiungerlo sul palco per i classici come 'Over the Wall'. Purtroppo
il concerto - commovente
per intensità e carattere, specie considerate le vicissitudini
personali dei membri del gruppo - è stato funestato da un scelta
incomprensibile degli organizzatori, e cioè quella di spegnere
l'impianto a circa un minuto dalla
fine dell'ultima canzone del gruppo, il classico
'Disciples of the Watch'...scelta tanto più inspiegabile se si
considera che lo stesso Billy aveva
annunciato che quella sarebbe stata l'ultima
canzone, e scelta accolta certo non bene dal gruppo, che dopo
attimi di tensione ha comunque
salutato calorosamente il pubblico. Ancora meno
buona l reazione del pubblico, che si è lasciato andare a cori di
insulti contro i mixeristi...Passato
questo momento, l'unico grosso problema riscontrato nel festival - a
parte l'acquazzone del giorno
precedente - sul palco, a sera inoltrata, è stato
steso il telone con gli occhi diabolici di Alice Cooper, e dopo il
check di rito, ha inizio lo
spettacolo...perchè con un personaggio di questo calibro,
a metà tra cantante ed attore, di vero spettacolo si può parlare,
nonostante le trovate sceniche siano
state ridotte al minimo, forse a causa della
collocazione all'interno di un festival. Il concerto di conseguenza,
più che in una piece teatrale, si è
trasformato in una grande festa rock'n'roll,
con l'istrionico Alice - sull'orlo dei 60 anni ma ancora arzillo,
ed accompaganato da una buona band di talento - pronto a sfoderare
una scaletta ricca di classici degli
anni '70 più che degli anni '80, con le varie
'Under My Wheels', 'Only Women Bleed', 'No more Mr. Nice Guy', 'I'm
18', 'School's Out' e via dicendo,
qualche escursione nei dischi più recenti e
l'esplosione finale di 'Poison', con il pubblico oramai in delirio.
Gli anni passano per tutti
ma per alcuni passano di meno! Speriamo in un ritorno in
Italia quanto prima di Alice Cooper.(Enrico Della Rovere)
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