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METAL WORLD REWIEW
TRIBE AFTER
TRIBE 'Enchanted Entrance' (Thousand Thunder)
Ci sono gruppi rock per cui vale la
pena perdere notti insonni, anche a sapere che siamo gli unici al mondo a farlo. Ecco, i
Tribe After Tribe fanno parte di questa ristretta cerchia di eletti. Mi sono innamorato di
questo trio nel lontano 1991, in occasione del secondo album, il debutto su scala
internazionale, che seguiva l'esordio uscito solo nel loro stato natale, ovvero il Sud
Africa. La nazione da cui erano fuggiti, perché indesiderati dal regime razzista che
privilegiava (e privilegia) la minoranza bianca, sia economicamente, ma soprattutto
socialmente. E così questi tre ragazzi cantano il disagio di sentirsi in colpa verso i
fratelli neri e lo hanno fatto con il citato 'TAT' e due anni dopo con lo straordinario
'Love Under Will', dove il calore dell'Africa si mescola con reminescenze hard rock,
vagici psichedelici e la tribalità di un suono che non conosce eguali. Ed è dal 1997,
l'anno del capolavoro 'Pearls Before Swine' che avevamo perso le tracce del trio della
savana, anche se il chitarrista/ cantante Robbi Robb si è fatto sentire con lo
straordinario progetto Three Fish, in compagnia di Jeff Ament bassista dei Pearl Jam, per
due album di sufi-rock, tra dottrine sprituali e psichedelia folk! Oggi i Tribe After
Tribe tornano ad incantarci con il loro suono caldo ed ondulato, con autentici tocchi di
magia cristallina, dove l'ascolto fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio, con
quella sua andatura ciondolante, perennemente in bilico tra heavy rock psichedelico,
trance solare e ballate tribali. 'Eloud/Clear' potrebbe essere il brano simbolo per
identificare il misticismo di questo gruppo, poi 'Drowing Pieces', 'Tabla Rosas',
'Pieces', 'Tankuska', 'Burn', l'apertura ritmicata di '100.00' e via fino all'inferno di
'Warsheik'! Ma perché un gruppo così grande, lo amo solo io? (GDC)
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