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METAL WORLD REWIEW
Purgation"Realms of dead "2002, self produced
Pensi a Los Angeles e ti vengono in mente il glam rock, il Sunset Bulevard ed una distesa
di spiagge contornata da tette e culi a non finire, e mai e poi mai potresti pensare che
una band così oscura e pessimista come i Purgation, possano arrivare da quei posti così
paradisiaci, ed invece
. Guidati dalla mente contorta del chitarrista/cantante Ronnie
Griffin, che ha una delle voci più belle ed intense che mi sia capitato d'ascoltare negli
ultimi tempi, una sorta di mix fra Chris Cornell, Eddy Vedder e Jon Garcia, i Purgation si
fanno portavoci di un'ottimo doom dai forti connotati metallici, che vede negli Obsessed,
Trouble e St. Vitus i propri cardini musicali. l'artwork di copertina, una scena
tratta dall'inferno Dantesco con tanto di anime dannate, è quanto di più inquietante si
possa chiedere, mentre il wall of sound eretto dai tre musicisti sembra davvero non
lasciarci scampo, cercando in qualche modo di ricreare quelle atmosfere sulfuree e
decadenti come quelle presenti su capolavori della caratura di "Lunatic womb" e
"The skull". Ovviamente il genere musicale al quale i nostri sono ciecamente
devoti, non richiede una grande padronanza tecnica ne tantomeno esecutiva, perciò è
facile comprendere che i quattro brani presenti su "Realm of the dead" sono
strutturalmente semplici ed ossessivamente cadenzati, contraddistinti da acidi riffs di
chitarra e da un cantato tetro e a volte molto evocativo che fa di "Watching the
world die" e "Eulogy" dei piccoli classici per gli amanti di certe
sonorità eteree. Sicuramente il doom metal qui in Italia non ha mai atticchito come in
Germania o nel nord Europa, ma questa non sarebbe una scusa plausibile per trascurare i
Purgation, perché si rischierebbe di commettere un reato, il classic metal ha bisogno
anche di queste varianti.
(Beppe Diana)
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