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Ci
sono gruppi che fanno discutere. E non solo perché la loro musica è
ricca, contraddittoria e difficile. E i Malombra faranno sicuramente
discutere, forse perché guidati da un personaggio complesso e
volubile come Mercy, una persona a cui forse il ruolo di musicista sta
stretto! Il nostro compito di cronisti ci impone riportarvi per intero
le sue dichiarazioni, a voi quello di trarre le conclusioni che
preferite!
Non
è facile essere una rock band originale in Italia. Forse non è
facile in nessuna parte del mondo, ma in Italia è molto più
difficile. E i Malombra sono originali. Non si allestiscono dischi
come l'omonimo debutto e lo spettrale "Our Lady Of The Bones"
senza essere spinti da un'istigazione creativa ai limiti
dell'autolesionismo, per la complessitivà di soluzioni e di
riferimenti artistici e non solo musicali. Oggi, dopo tre anni di
silenzio, vede finalmente la luce “The Dissolution Age”, un album
permeato di fascino oscuro che invita a ripetuti ascolti. Siamo
riusciti ad incontrare l’iperattivo Mercy con il quale abbiamo
parlato della nuova release, ma non solo!
Perché è passato così tanto tempo
dall’uscita di “Our Lady of the Bones”?
"Subito
dopo la registrazione di quel lavoro il gruppo entrò in una fase
caotica. Se da un lato la nostra attività live si andava
intensificando, dall’altro si evidenziava una serie di problemi e
contraddizioni che non potevano che preludere ad una rapida
disgregazione di quella struttura. Eravamo tutti molto stanchi e
delusi e, inoltre, alcuni ritenevano che la band fosse diventata un
luogo di compromessi alla lunga inaccettabili, anche se, umanamente,
ci sentivamo molto legati.Va pure detto che la Black Widow Rec. ha
sempre fatto il possibile, ma non è abilitata a perseguire un serio
discorso manageriale e, talvolta, i suoi tempi di pubblicazione
possono essere estenuanti."
A parte
te, la formazione del nuovo album è completamente rinnovata rispetto
ai precedenti, quali sono i motivi di questo cambiamento?
"Come
dicevo, la vecchia formazione non conobbe mai seri problemi di
rapporti umani, ma, sul piano musicale, contenutistico ed ideologico,
si andavano scavando solchi sempre più incolmabili. Dapprima Andrea
ci lasciò per unirsi ai Finisterre, molto più vicini ai suoi gusti
prog e dai contenuti più tranquilli e “corretti” a suo dire. Nel
frattempo subentrò Carlo che aveva suonato su “Il Segno de
Comando” e che coinvolse Teo in una sua attività professionale
legata ad uno studio di registrazione e ad un’agenzia di promozioni
musicali molto nota a Genova. Fabio stava intensificando la sua
personale attività musicale in ambito folk ed acustico ed oggi è
sempre più attivo in tal senso. Mario, invece, si orientò su
un’attività legata alla musica e all’abbigliamento di tendenza
contigua al fenomeno dei raves e della techno d’avanguardia. A me
restava solo Malombra che, tra tutto ciò, era diventata una sorta di
Cenerentola per la quale nessuno aveva più tempo, o quasi."
Ad oggi
sei stato e sei
protagonista di tre grandi progetti paralleli: Malombra, Il Segno del
Comando ed Helden Rune. Spiega differenze e legami tra loro, a parte
ovviamente la tua presenza.
"Malombra
è una sorta di istituzione alla quale non ho voluto rinunciare a
nessun costo, ma, musicalmente parlando, è un contenitore in cui,
potenzialmente, potrebbe entrare qualsiasi cosa.Il Segno del Comando
è un tentativo di contributo ad una certa tradizione vagamente
“colta”, ma non necessariamente progressiva, del rock italiano che
da troppi anni è stata sommersa dalle derive giovanilistiche o
pseudo-demenziali tanto care alla stampa ufficiale ed alle majors. Il
nostro non è un lavoro da rigattieri, cerchiamo semplicemente di
mantenere in vita un piccolo mondo che quando sarà definitivamente
scomparso ci mancherà molto.Helden Rune è stato un esperimento che,
forse, avrà un seguito. Qui i territori musicali sono assai più
definiti: dark wave, folk apocalittico, elettronica tedesca. Roba per
gente vestita di nero e di gusto prettamente europeo."
“The
Dissolution Age” è un album splendido, ma, fin da un primo ascolto,
non si possono non notare profonde differenze rispetto agli altri
lavori. In particolare, la tua impostazione vocale e il fatto che
l’album mi sembra decisamente più diretto del suo predecessore, che, seppur
molto bello, è troppo lungo, forse eccessivamente ambizioso.
"All’epoca
di “Our Lady of the Bones” ero preda di una serie di ossessioni,
misticismo intriso di un senso di morte cosmico, una sorta di
paganesimo naturale volto al versante tanatico e negativo
dell’esistenza e con forti connotazioni gnostiche. Anche quando
sentivo erompere delle pulsioni vitalistiche esse erano all’insegna
di un erotismo maniacale e sovraeccitato, votato all’adorazione
fanatica degli aspetti più irrazionali e distruttivi della femminilità.
Compreso ciò, posso supporre che allora pensassi bene di esprimere
tutto questo con un urlo continuo, quasi fosse il raglio disperato del
somaro cosmico delle antiche simbologie gnostiche, così care a
degenerati come Georges Bataille o Alain Danielou che, a ben pensarci,
erano gli autentici numi tutelari di un disco come “Our Lady of the
Bones”. Ciò che ti sto dicendo è che quel disco è la colonna
sonora di una malattia mentale. Tuttavia, poiché uno degli aspetti
positivi dell’invecchiare è che le cose si fanno sempre più
semplici, più che le cure, mi ha giovato riappropriarmi della mia
vera natura che, al contrario, è tendenzialmente virile, ma non
immorale, razionale e pratica, romantica e, forse, anche un po’
noiosa. Ho sempre saputo di avere delle tonalità baritonali, ma solo
oggi i concetti che esprimo si prestano a quei toni grevi. Apollo ha
vinto su Dioniso, l’ordine del caos, alla velleitarietà preferisco
la pianificazione e, su tutto, diffido dell’ispirazione invasata.
Oggi come oggi registrerei un lavoro ancora più sobrio, diretto e
severo di “The Dissolution Age”."
Nell’album sono presenti Diego
Banchero (Il Segno del Comando) e Franz Ekurn (Helden Rune). Quanto la
loro presenza ha inciso sul nuovo sound dei Malombra? Dipendono da
questo le minori influenze settantiane che si avvertono ascoltando
l’album?
"In
realtà la situazione è assai più complessa, dato che Banchero
faceva già parte del primissimo nucleo di Malombra nel ’91 e,
ancora prima, della nostra band originaria, Zess. Dal canto suo, Ekurn
è attuale membro della line-up de Il Segno del Comando, il cui nuovo
album dovrebbe uscire entro la fine dell’anno, e proviene dalle file
dei prog-speed metallers Shadow of Steel. Essi sono musicisti molto
versatili e poco portati alle ortodossie di genere preferendo ad esse
un approccio analitico. Quanto all’aspetto stilistico, va detto con
chiarezza e semplicità che l’ultima parola spetta al sottoscritto e
che sempre a me è stato assegnato il ruolo di “stratega”. Le mie
radici sono più anni ’80 che ’70, ma i Malombra di oggi suonano
come un gruppo del loro tempo che ha ben presente la tradizione di
quattro decadi di rock e che, conseguentemente, risulta ben poco
impressionabile dall’avvicendarsi delle mode."
“The
Dissolution Age” è un concept-album? Che cos’è “L’età della
dissoluzione”? Presupponendo che il disco non sia stato concepito
negli ultimi due mesi, ad una prima velocissima analisi di alcuni
testi, sembrerebbe anticipare il clima di guerra, insicurezza e paura
che stiamo vivendo attualmente.
"Guarda,
essendo tutti pezzi scritti tre o quattro anni fa, la tentazione
assurgere al ruolo di profeta a volte si fa sentire. In realtà non
possiedo alcun dono divino, ma solo un cervello passabilmente
funzionante, cosa, questa, ancor meno diffusa di quanto la più
pessimistica delle stime possa azzardare di questi tempi. Ho ancora in
mente certe furibonde discussioni che dovetti sostenere all’epoca
con persone che poi mi tolsero anche il saluto perché inorridite e
schifate da tanta “scorrettezza ideologica”. La verità è sempre
stata davanti agli occhi di chiunque disponesse di un quantitativo
minimo di sale in zucca. Infatti, bastava applicare qualche semplice
formuletta dubitativa al nauseante peana del pensiero unico che
promuoveva magari guerre “umanitarie”, guarda caso in settori
strategici per l’economia apolide e globale. Tribunali
internazionali istituiti da loschissimi figuri come Madelaine Albright
allo scopo di perseguire, con il pretesto di inesistenti pulizie
etniche, chiunque osasse contrapporsi all’istituzione di un potere
planetario. Che dire del servilissimo ruolo dei media, della cieca
obbedienza di tutte le forze politiche al “padrone” contro ogni
evidente interesse dei popoli che avrebbero dovuto rappresentare?
Anche oggi ci presentano la situazione come una scelta obbligata tra
modello americano e integralismo islamico, ovvero tra due opposti
totalitarismi. Peccato che il secondo è stato estratto come un
coniglio dal cilindro del primo! Povera Europa! Ne sta scomparendo la
nozione stessa, a favore di un indefinito “Occidente” smidollato
ed ipocrita, agglutinato da un fetido liberismo economico e da
un’etica che consente le più spregiudicate e criminali politiche
internazionali, purchè ammantate di “correttezza politica”.
Chiunque senta ancora dentro di sé una particola di orgoglio di
appartenenza ad una civiltà ineguagliabile, dovrebbe fremere di
umiliazione al pensiero di essere un macaco ammaestrato nelle mani del
peggior padrone che possa esistere, gli U.S.A., e, allo stesso tempo,
tecnicamente invaso dal suo nemico storico, l’Islam. Quest’ultimo,
a differenza degli stupidi intellettuali europei, è coerente con la
sua storia e le sue strutture mentali e dunque ci odia e tenterà in
ogni modo di distruggerci. La nozione di un Islam moderno, laico,
democratico e, magari, anche progressista, grazie alla quale decine di
milioni di allogeni extra-europei hanno potuto dare il via ad una
colonizzazione di popolamento dell’Europa, esiste solo nelle teste
bacate delle melandre, delle lieviturche e delle bonine, che, detto
per inciso, applaudivano estasiate mentre la N.A.T.O. massacrava i
civili serbi, europei e cristiani. Non facciamoci illusioni. I popoli
europei sono in balia dei loro nemici interni ed esterni e ciò che si
sta delineando è la scomparsa di una civiltà. E non certo in maniera
incruenta."
Quali sono
le tue principali influenze dal punto di vista letterario,
cinematografico e, ovviamente, musicale?
"E’
una domanda difficile perché negli ultimi vent’anni - tanti sono
ormai quelli della mia “militanza”- non ho mai smesso di cercare
nuovi spunti ed esplorare territori sconosciuti. In linea di massima,
posso evidenziare come estreme coordinate una solida base nel
romanticismo e nel decadentismo mitteleuropei e, di conseguenza, nelle
loro più compiute espressioni in ambito di musica rock, segnatamente
con Roxy Music, Ultravox, Kirlian Camera, Joy Division, ecc…Da lì,
passando per tutti i territori del gotico classico ho approfondito ed
esplorato i vari aspetti legati alle tradizioni popolari europee ed
alle scuole di pensiero filosofico come, ad esempio, Heidegger o Evola,
che da questi ambiti trassero il primo e fondamentale impulso. Inutile
dire che, sul piano musicale, molti sedimenti di tali categorie di
pensiero li ho ritrovati nel primo (e più nobile) metal, nel folk
progressivo e, attualmente, nel folk apocalittico e marziale di Death
in June, Blood Axis ed affini, nonché nella nuova e violentissima
scena elettronica tedesca. In generale, mi riconosco in qualunque
manifestazione artistica in cui è chiaramente ravvisabile la
peculiarità della struttura mentale europea e non fa davvero
differenza se si tratti della “Cattedrale di Chartres” o della
musica dei Kraftwerk, di una pagina di Meyrink o di un fotogramma di
Fritzlang."
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