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CLASSICS REWIEW LOTHLORIEN “Il
Sale Sulla Coda” (Lizard-1988)
Colgo l'occasione della
recensione dei Lothlorien per sottolineare lo sforzo, la passione ed il
lavoro di Loris Furlan con la sua Lizard. Nel credere in gruppi italiani,
nel dargli la voce, di metterli in qualche modo all'attenzione di chi
compera i dischi, di far capire al mondo che la passione è quella che fa la
differenza e di scoprire veri e propri talenti artistici altrimenti
soffocati dall'indifferenza del sistema discografico solo attento al
guadagno facile. Capisco che quello che scrivo può sembrare spocchioso, ma
a me personalmente non ne viene nulla, ne tantomeno conosco Furlan, è solo
un mio pensiero personale in cui credo fermamente, vi sembra semplice
trovare chi può dare voce a certe realtà? Lo stesso discorso vale per la
Black Widow di Genova, la Andromeda di Verona e la Mellow Records di
Sanremo. Grazie di esistere! Dopo questa sviolinata
veniamo al dischetto ottico in questione. I Lothlorien, provengono da
Recanati e con "Il Sale Sulla Coda" ci propongono un lavoro con
gestazione lunghissima, ben sei anni. Le influenze sonore, per farvi capire
il genere, vanno ricercate in primis nei Jethro Tull degli anni '70 ed in
altri frangenti alla PFM. Ovviamente non sto parlando di mero copiaticcio,
è soltanto un indizio per catalogare questi ragazzi che hanno veramente
molto da dire. Ecco la formazione: Simone Persichini (voce), Antonio
Felicioli (flauto e cori), Andrea Del Signore (chitarre), Marco Tentelli
(tastiere), Pilì (basso), Mauro Viale (batteria) e Fabio Severini. Le
tracce sonore sono sei, la prima si intitola "La Storia Del
Contrasto". Immediatamente sono chiare le coordinate che i Lothlorien
vogliono seguire, il flauto insegue una fuga musicale intrisa di jazz e Folk
e tutti i componenti mettono subito in evidenza la loro tecnica esecutiva.
Niente male la voce di Persichini che interpreta in maniera abbastanza
teatrale i validi testi scritti in Italiano. 5 minuti e 42 secondi di
validissima musica. "Genesi" è una
mini suite di 11 minuti e mezzo, e durante i ripetuti ascolti ritengo sia il
pezzo portante di tutto il disco. Enfatico l'inizio del brano chitarra e
voce, viene in mente la migliore PFM, quella più romantica, ma durante
l'articolarsi del brano la personalità dei ragazzi Recanatesi fuoriesce in
tutta la sua irruenza. Personalmente riconosco tracce di Locanda Delle
Fate,quelle del capolavoro "Forse Le Lucciole Non Si Amano Più",
ma si sa, il genere è questo... "I Musicanti" è
una canzone simpaticissima, recitata molto bene, Demetrio Stratos ha fatto
scuola. Divertente e spensierata riesce a prenderti grazie anche al suo
incedere cantautoriale. Ottima la sezione ritmica di Pilì e Viale. La
successiva mini-suite "Malati Di Un Dio" sottolinea nuovamente le
ottime capacità del gruppo, un encomio a parte per Del Signore con le sue
chitarre d'atmosfera e mai troppo invadenti e per le tastiere di Tentelli
sempre presenti. Il pezzo a tratti si perde in soluzioni gia troppo
sfruttate ma nell'insieme più che gradevoli. Con "...Se Io
Sogno...." i Lothlorien tornano alla formula cantautoriale. Nel pezzo
centrale strumentale il flauto, le tastiere e la chitarra si alternano
piacevolmente, davvero divertente. Le campane della "piazza"
aprono la conclusiva "Il Sale Sulla Coda" dal sapore molto
settantiano dove la voce di Simone si alterna al dolce suono del flauto di
Felicioli e agli arpeggi chitarristici di Andrea. In Generale è un disco
che mi sento di consigliare a tutti coloro che prediligono suoni datati e
che comunque allo stesso tempo amano pure soluzioni romantiche, ma
certamente lo sconsiglio a chi cerca nel progressive l'evoluzione sonora.
Personalmente questo disco ha conquistato uno spicchio del mio cuore, spero
solamente di non aspettare altri sei anni per ascoltarli nuovamente...
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