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CLASSICS REWIEW

 

 

SUPER ANGEL

CANDLEMASS

HONEYMOON SWEET

LION

SPY

 

 

SUPER ANGEL 'Super Angel' (Aladijn, 1982)

Ci sono dischi misteriosi che però danno soddisfazione. Dischi di cui si conosce poco, si acquistano con la forza dell'esperienza e che poi si rivelano delle autentiche gemme. Uno degli ultimi esempi della mia lunga (Me lo permettete? ndG) militanza in negzoi di tutta Europa sono i Super Angel. Questi quattro ragazzi hanno un immagine perfetta per evocare nomi come Silverhead e T.Rex, poi li ascolti e scopri che suonano un hard rock robusto e dal taglio blues con la forza dell'heavy metal, proprio come facevano i primi Y & T, quelli di 'In Rock We Trust' e 'Black Tiger' per intenderci. L'iniziale 'Ridin' On A Hurricane' tiene fede al titolo e si getta in una scorribanda sorretta da un riff torrenziale, tocca poi a 'I Wanna Know', 'Got A Babe' e 'She'S An Angel' smussare l'irruenza, ma i Super Angel hanno il sangue caldo e completano il loro credo con la sentenza di 'Hardrock Education' (!!!), e l'energia incontaminata di 'Sweet Little sister', 'Mrs. SallY Spoon' e 'Ca'T Stop Thinkin' Of You'. Forse americani, forse europei questi Super Angel sono la conferma che nel sottobosco hard rock del passato forse non c'è ancora molto da scoprire, ma abbastanza si! (Gianni Della Cioppa)

 

CANDLEMASS ‘Nightfall’ (Axis, 1987)

Andromeda non può esimersi dal trattare un gruppo che ha fatto la storia del Metal più Doom ed oscuro che la nostra beneamata musica ricordi. Nessuna nazione è riuscita a dare alla luce tanti complessi così Dark e malinconici come la fredda e buia Svezia, questo è un dato di fatto, ma questa volta ci troviamo di fronte ad un combo di culto di proporzioni mondiali! Nascono nel 1983 e sempre attratti dall’occulto, prendono il nome di Nemesis, ma visto che nel paese già esiste un certo complesso di musica elettronica dal nome Nemesis Sound decidono allora di cambiarlo in Candlemass. Nel 1985 Mats Bjorkmann (chitarrista) entra a far parte della formazione e con Leid Edling, bassista e leader del gruppo, ed il batterista Matz Ekstrom, incidono il bellissimo ma sfortunato ‘Epicus, Doomicus, Metallicus’su etichetta Black Dragon. Per la critica di allora rimane un ottimo disco ma causa una pessima distribuzione, riesce a vendere solamente seimila copie. E’ a questo punto che il cantante Johann Lanquist decide di abbandonare la nave e di lasciare il posto al grande (in tutti i sensi) ventenne Messiah Jan Alfredo Marcolin. Maestoso, la sua voce è paragonabile a quella di Jim Arch, vecchio cantante dei Fates Warning (ricordate?) ed esprime al meglio la totale drammaticità delle songs. A chi non li conosce posso dire che il sound offertoci è un mix di Black Sabbath, Manowar e Judas Priest. Ma veniamo a questa devastante realizzazione del 1987 dal titolo ‘Nightfall’ che al primo accenno sonoro fa scattare sull’attenti pure la ‘morte’ come di fronte ad un inno nazionale. Chiaramente l’lp è pressoché dedicato a lei come possiamo vedere dalla stupenda copertina rappresentante la vecchiaia che si dirige verso il buio, l’oblio, la fine. Apre l’epica ‘The Well Of Souls’ preceduta dall’intro ‘Gothic Stone’ dove la voce di Marcolin si esalta al massimo ed il nostro stato d’animo si appesantisce fino ad entrare in perfetta sintonia con tutto il lavoro dei maestri svedesi. Il brano ‘Samarithan’ tratta della lotta fra il bene ed il male con il trionfo della Dama in nero. Epico, pesante, angoscioso inno alla devastazione sottolineato egregiamente dalle asce elettriche di Mats ‘Mappe’ Bjorkman e di Lars Johansson. Buono pure il lavoro ritmico alla batteria da parte di Jan Lindh. Ragazzi, questi sono classici immortali dai quali centinaia di gruppetti hanno sciacallato alla grande. Non si attende un istante a girare il disco e…pauroso, la morte ci prende per mano con la ‘Marche funebre’ e ci accompagna mestamente fra i solchi di ‘Dark are The Veils Of Death’ , pezzo che rimane fra i più veloci mai scritti dai Candlemass. Con ‘Mourners Lament’ ritorniamo al classico mid tempo dove Marcolin ci ammalia con un’interpretazione a dir poco struggente. ‘Bewitched’ e ‘Black Candles’ chiudono al meglio un classico che nessuno deve mancare. Visto che ci siamo consigliamo pure gli ottimi ‘Ancient Dreams’ e ‘Tales Of Creation’, credeteci, altrimenti Andromeda che cosa ci sta a fare? (Massimo Salari)

 

HONEYMOON SUITE 'Honeymoon Suite' (Wea, 1984)

Canadesi si nasce e non si diventa!! Gli Honeymoon Suite a metà anni ’80 hanno impresso alcune pagine memorabili di hard rock melodico. Ho puntato l’ orecchio di Andromeda sul loro primo lavoro, ma anche i successivi meritano la vostra e nostra attenzione. La band ha gettato le basi nella metà degli anni 70 e solo nel 1983 riesce a ottenere un contratto con la Warner. Ad aprire le danze è l’hit che li aveva lanciati in patria, ‘New Girl Now’, una melodia liceale, sbarazzina, che entra in testa e non esce più. La parte decisiva è svolta proprio dalle melodie, ruffiane e semplici che conquistano in un attimo le simpatie degli amanti del rock melodico. Altro pezzo da novanta è la fantastica ‘Burning In Love’, e questa è la conferma della classe dei cinque che con ‘ Wave Babies’ spazzano via tutti i dubbi sulle loro reali capacità. Romantiche e sognanti melodie si susseguono con gusto melodico eccelente e il tutto viene arricchito dalla splendida voce di Johnnie Dee. Siamo al cospetto di un classico che gli amanti di Bon Jovi o Loverboy non possono farsi scappare. L’incedere di ‘Stay In The Light’ aggiunge una nuova gemma alla luna di miele degli Honeymoon Suite. Sentite il giro di apertura della classica ‘Now That You Got Me’, questo era quello che andava alla grande solo 15 anni fa !!!! A me riesce ancora a farmi impazzire, certo non è una musica da momenti seri, ma riesce a farci compagnia con gusto. La facilità di creare song dalle melodie incredibilmente efficaci si rispecchia anche nella seconda parte dell’album e ‘Funny Business’ ne è la prova. ‘Heart On Fire’ ha il coro da hit ma ‘Turn My Head’ è per il sottoscritto la vera gemma dell’album, qui gli Honeymoon Suite rialacciano il pop americano degli anni 70. Splendida la conclusiva ballad ‘Face To Face’. Si potrà sorridere su queste innocenti melodie e forse interessano ormai pochi nostalgici, ma è il nostro compito quello di ridare un minimo di valore a momenti musicali non certo da dimenticare. Honeymoon Suite una band capace di regalarci momenti di pura magia !! (Massimo Bettinazzi)

 

LION 'Dangerous Attraction' (Scotti Bros, 1987)

Ma che grande talento Kal Swan, cantante inglese con la meteora Tytan , qui in grande spolvero con il secondo lavoro della sua creatura a stelle e strisce a nome Lion. C’è da dire che la band non era sicuramente inferiore al suo vocalist, troviamo Mark Edwards alla batteria e il talentuoso Doug Aldritch alla sei corde. D.A. è il successore del primo album , quel Power Love che venne licenziato da un etichetta giapponese. Questo è un lavoro di puro hard rock, a tratti melodico, ma che comunque molto deve ai padri brittanici. Tutto è ovviamente centrato sulla potente e personalissima voce di Swan. A incrementare la qualità del progetto una manciata di song accativanti e melodiche nello stesso tempo. Come si può non canticchiare ascoltando il potente incedere di ‘Fatal Attraction’ , ‘Armed And Dangerous’ o la calda ed inebriante ‘Hard And Heavy’ ? E’ chiaro che i LIon conoscevano i trucchi per sfondare, e il momento credetemi era quello giusto, e trà un riff e l’altro ecco giungere cascate di ‘Powerlove’, fatta apposta per surriscaldare gli animi dei defenders. Oserei dire un sound equilibrato, c’è tutto quello che serve in un buon album di metal rock, forza, melodia, riff, cori, anthem e via dicendo. Grandissima la prova di Swan in ‘ In The Name Of Love ‘, con strizzatina a Coverdale e Whitesnake. Vi giuro che anche oggi quest’album potrebbe dire la sua senza paura di confronti. Ma chi ha cantanti di questo livello oggi ? Siamo al cospetto di un album ottimo che poteva portarli al grande balzo e in effetti tutto sembrava evolversi al meglio, ma dopo l’uscita di ‘Trouble At Angel City’, problemi vari misero la parola fine agli ottimi Lion. La vita artistica di Swan proseguì nei Bad Moon Rising, quella di Aldritch negli Hurricane ( da poco tornati con la nostra Frontiers senza però Aldritch ), Edwards subi un grave incidente stradale. Cosa dire, è un album che rispecchia fedelmente il metal di metà anni 80, ma con in più un cantante strepitoso!! (Massimo Bettinazzi)

 

SPY 'Spy' (Cbs/Kirshner, 1980)

Un capolavoro ! Per gli amanti del pomp rock è una gemma da avere assolutamente, ma anche per i virtuosi del pentagramma questo è un lavoro di alto livello tecnico compositivo. Le influenze sono le classiche, Styx, Kansas, e infatti gli Spy hanno in formazione un violino, ma la particolarità più interessante è l’uso di due voci soliste assolutamente fantastiche. Gli americani Spy hanno il tocco della melodia mai banale e l’uso delle tastiere assai efficace. L’iniziale ‘Crimson Queen’ è un classico del genere e mai si potrà dimenticarla dopo averla sentita, ‘Easy Street’ è magia pura, credetemi non ci sono parole per poter affrontare un susseguirsi di emozioni musicali cosi serrate, l’apoteosi in crescendo della favolosa ‘Best That We Can Do’, che cori , che violino, tutto in equilibrio ancestrale con ricami di tastiere da paradiso. ‘Can’t Complain’ non è da meno ma ‘Ruby Twilight’ è una song assolutamente immortale, una ballad romantica di spessore assoluto con una morbidezza nei suoni incredibile, e gli arrangiamenti nei cori e nell’uso di tutti gli strumenti raggiunge l’apice, la loro canzone per le porte del paradiso. ‘Love’s Ther’ ci rapisce direttamente con un approccio vicino ai magici Touch, ma anche qui gli Spy arrangiano il tutto senza snaturare il loro approccio orchestrale. Si, orchestrale può essere il termine giusto per poter gratificare con merito questa band di sei elementi, che non si ferma mai alle solite melodie, ma è sempre alla ricerca di un che di suo e l’inizio di ‘Feelin’ Shining Through’ ne è la conferma, ma ascoltate l’uso delle voci, l’enfasi magica che ne scaturisce, è tutto perfetto e il risultato è incantevole. Si parla di Kansas, Styx, ma per me anche gli amanti dei Journey o Yes potranno amare questa band incompresa. ‘Anytime, Anyplace’ è più classica, ma anche qui gli Spy giocano con gli strumenti e ne escono vincitori. Finale riservato all’incedere di ‘When I Find Love’, semplicemente splendida nella sua semplicità. Cosa dire, è un album assolutamente fantastico, un classico che purtroppo non ha avuto un seguito, anche se il secondo lavoro è stato creato dalla band, ma la Cbs non ha voluto rischiare un ulteriore flop commerciale. Sembra impossibile ma gli Spy non hanno avuto riscontro!!!! Oggi si parla tanto di tecnica, ma qui c’è l’anima della tecnica con la forza del cuore!!! (Massimo Bettinazzi)

 

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Rewiew by Massimo Salari,Massimo Bettinazzi ,Gianni Della Cioppa by Andromeda

                                                                           

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