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CLASSICS REWIEW
ARIA
PALEA Quando la musica è
arte, quando l'arte è pittura , quando la pittura è suono gli AREA PALEA
sono il loro riassunto. Non vorrei essere troppo
psicologico perché quello che si ascolta in questo cd è molto più diretto
dei miei farfugliamenti. Il prodotto di questi ragazzi Leccesi è rivolto a
tutti coloro che amano i Jethro Tull dei primi periodi, quelli più Blues,
quelli più ispirati tanto per intenderci. Ma come tradizione italiana
vuole, non si tratta solamente di mero copiaticcio bensì tanto , ma tanto
cuore mediterraneo che fa la differenza. Il quintetto è composto da Gigi De
Giorgi alla voce, Gianluca Milanese al flauto, Emanuele Licci alle chitarre
e voci, Apollonio Tommasi Al basso e voce recitante ed Egidio Marullo alla
batteria. Io che ho amato da sempre tutti i lavori di Ian Anderson e soci ho
trovato veramente pane per i miei orecchi, la strumentale "Ipuno?"
mi fa sobbalzare immediatamente dal divano con la voglia di gridare al
miracolo, quattro minuti di Blues Tulliano anni '70 da urlo! La prima cosa
che viene pensata è "se il buongiorno si vede dal mattino.....".
Atmosfere bucoliche ci accolgono nella successiva " Scena Dopo
Scena", ma è la voce il problema del novanta per cento dei complessi
Progressive nostrani, gli Area Palea non si dissociano dalla media anche se
Gigi possiede una buonissima verve interpretativa. Arpeggi di chitarra
classica si intrecciano al lavoro di Gianluca al flauto il quale ci regala
un assolo nel pezzo centrale di notevole fattura, così come Emanuele nel
momento finale ed il piede parte da solo.... "Verso la
foresta", sognante, dolce, è un esempio di creatività prettamente
italiana, quell'Italia del sud che sa scaldare i cuori di chi ascolta , a
tratti sembra
di percepire la PFM. Con questi accostamenti ad altri gruppi però
non vi vorrei portare fuori strada il lettore, sia chiaro che gli Area Palea
sono veramente unici (non hanno nulla a che fare con la band di Di Cioccio),
mi permetto di accostarli solamente per rendere più semplice la narrazione
dell'ascolto scritto. Il pennello continua ad intingersi di colori e come in
un quadro multicromatico "Desideri" disegna una tela che ha
sembianze settantiane. Le emozioni si susseguono con "Cuore Di
Metallo" dove la sezione ritmica composta da Apollonio ed Egidio
introduce la canzone che non si discosta poi molto dalla precedente. Di
nuovo ottimo il flauto! Nel breve minuto di "Dolce Mistero" c'è
molta poesia e ci fa da preludio a quello che ritengo il brano più forte
dell'intero cd: "Zoicekardi'a (Il Volo)". Undici minuti di Prog,
Blues, Jazz e fantasia! Il gruppo si muove all'unisono e ci fa capire il suo
forte affiatamento. Solo questo brano vale la spesa del disco. C'è poco altro da dire,
perché continuiamo ad ostinarci a cercare il miracolo all'estero quando da
noi esistono queste fortissime realtà? Chi ama la musica non deve mancare
l'acquisto di questo " Zoicekardi'a", ai diffidenti posso solo
dire che mi dispiace per loro... P.S. Nel prologo
iniziale la voce narrante recitata mi fa balzare alla memoria l'immenso
Demetrio Stratos (Area) nel suo tratto bitonale anche se per solo un
istante, colgo semplicemente l'occasione per salutare un grande.. ciao
Demetrio sarai sempre con me!
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